La Fibrillazione Atriale

Cos'è

La fibrillazione atriale è un’aritmia caratterizzata da una completa irregolarità dell’attività elettrica degli atri che restano come “paralizzati” e perdono la capacità di portare sangue ai ventricoli. Il battito cardiaco, inoltre, perde la sua normale regolarità (fig.1). Questa aritmia porta ad un significativo aumento del rischio di complicanze cardiovascolari anche gravi (ictus cerebrale).

  

Fig.1 . Fibrillazione atriale all’elettrocardiogramma.

 

Epidemiologia:

La fibrillazione atriale è la più comune fra le aritmie cardiache, con una prevalenza dello 0.5% nella popolazione adulta.
Il rischio di esserne affetti aumenta con l’età. E' frequente nei pazienti con altre patologie cardiache, come l’ipertensione arteriosa, la malattia coronarica, ma soprattutto le malattie valvolari (fra il 30 e l’80% dei pazienti con malattia della valvola mitrale hanno fibrillazione atriale).

 

Classificazione:

La fibrillazione atriale viene generalmente distinta in 3 forme:

Fibrillazione atriale parossistica, quando c’è il ripristino spontaneo del normale ritmo cardiaco (detto ritmo sinusale).

Fibrillazione atriale persistente, quando è richiesto un trattamento di cardioversione farmacologica o elettrica per ripristinare il normale ritmo cardiaco.

Fibrillazione atriale permanente, quando la cardioversione elettrica o non è stata tentata o è stata inefficace (il paziente permane in fibrillazione atriale).

Quali sono i sintomi

Molti pazienti con fibrillazione atriale non avvertono alcun sintomo. Altri invece hanno sintomi come palpitazioni, dolore toracico,  affanno, affaticamento. Questi variano a seconda della frequenza cardiaca (fibrillazione atriale a bassa o ad alta risposta), della malattia cardiaca di base, della durata della fibrillazione atriale e della percezione individuale del paziente.

 
Come si fa la diagnosi

La diagnosi di fibrillazione atriale si effettua mediante l’esecuzione di un elettrocardiogramma o, se necessario, attraverso una registrazione ECG delle 24 ore (Holter ECG).

 
Come si cura

Per quanto riguarda il trattamento, vi sono diverse possibili strategie:                                               

La cardioversione, cioè la conversione al ritmo cardiaco normale del cuore. Questa si ottiene o con farmaci antiaritmici o con delle piccole scariche elettriche che si applicano al paziente dopo adeguata sedazione.

Il controllo della frequenza cardiaca. Quando non è possibile ripristinare il normale ritmo cardiaco, risulta utile controllare la frequenza dei battiti cardiaci (solitamente è più alta del normale) con farmaci antiaritmici come beta-bloccanti, calcio-antagonisti, digitale.                                                                                                         

La terapia anticoagulante. La fibrillazione atriale porta ad un ristagno di sangue negli atri “paralizzati” con conseguente pericolo di formazione di trombi (coaguli di sangue) che possono staccarsi e occludere qualsiasi vaso sanguigno del corpo. La conseguenza più grave di tale meccanismo è l’ictus cerebrale (circa la metà dei trombi che si staccano dagli atri arriva al cervello). Questa complicanza può essere prevenuta con dei farmaci che rendono il sangue “più fluido” (anticoagulanti). Come già accennato, prevenire la formazione di trombi attraverso gli anticoagulanti riduce di molto il rischio di ictus cerebrale dovuto a trombi che, formatisi negli atri, possono spostarsi nei vasi sanguigni fino ad arrivare al cervello. Il tipo di terapia anticoagulante (dicumarolici, eparine ad alto o basso peso molecolare, nuovi anticoagulanti orali) deve essere sempre attentamente valutata dal proprio medico.

L'ablazione transcatetere: è una metodica che consente, in casi selezionati, di eliminare definitivamente la fibrillazione atriale attraverso delle piccole bruciature all’interno degli atri.  (Scopri di più sull'Ablazione della Fibrillazione Atriale).         

La strategia “ablate and pace”: nei casi in cui non sia possibile ottenere un adeguato controllo della frequenza cardiaca, sia per una mancata risposta alla terapia, sia per un’intolleranza del paziente a ricevere la terapia, può essere presa in considerazione l’ipotesi di impiantare un dispositivo pace-maker (in grado di garantire un normale ritmo cardiaco ad una frequenza normale) e, successivamente, fare delle piccole bruciature al nodo atrioventricolare (la struttura che porta gli impulsi dagli atri ai ventricoli). In tal modo, si lascia “il comando” del ritmo cardiaco al dispositivo pace-maker .

 
 
 
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