La Morte Improvvisa

Cos'è

Cos'è, quali sono le cause, come intervenire e soprattutto si può prevenire, sono le domande a cui risponde il dottor Giuseppe De Martino, aritmologo.

Con il termine morte cardiaca improvvisa intendiamo la morte (per cause cardiache) che si verifica in modo quasi istantaneo, senza che vi siano stati precedentemente sintomi di qualsiasi natura o segni premonitori. Colpisce persone di ogni età ed apparentemente sane, o le cui condizioni fisiche, comunque, non farebbero prevedere la loro morte in quel momento. La morte improvvisa può essere causata da una malattia cardiaca fino a quel momento rimasta sconosciuta. Naturalmente può colpire anche chi ha già subito una grave patologia cardiovascolare; in questi ultimi, tuttavia, la morte giunge comunque inattesa in termini di tempo e modalità.

La morte improvvisa è un evento raro?

Questo evento colpisce circa 1 persona su 1000 all’anno. Spesso colpisce persone fino a quel momento in piena salute e che non hanno mai mostrato altri sintomi in precedenza.

Quali sono le cause

La causa più frequente è l’infarto cardiaco che si presenta con un’aritmia pericolosa (Fibrillazione Ventricolare) o con l’assenza di battiti (Asistolia). Nelle persone che hanno avuto un pregresso infarto, il rischio di morte cardiaca improvvisa è correlato alla funzione del cuore: ad una minore funzionalità cardiaca (solitamente chi ha una frazione di eiezione -EF- inferiore al 40%) corrisponde un maggior rischio di morte cardiaca improvvisa. Altre cause possono essere le malattie strutturali del cuore (cardiomiopatia dilatativa, ipertrofica, displasia aritmogena del ventricolo destro). Un gruppo particolare di pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa è rappresentato da quelle persone che non hanno malattie strutturali del cuore nè hanno mai avuto infarti, ma che hanno delle alterazioni geneticamente determinate delle cellule miocardiche, in particolare dei canali che sono presenti sulla membrana delle cellule e che permettono il passaggio degli ioni (Sindrome di Brugada, Sindrome del QT lungo, Sindrome del QT breve).

Come si fa la diagnosi

Anamnesi: La presenza di familiarità per morte improvvisa, o per anomalie cardiache morfo/funzionali ad essa correlate, permettono una prima identificazione dei soggetti a rischio.

ECG: Con l’elettrocardiogramma possono essere identificate anomalie legate ad alterazioni genetiche (LQTs, SQTs, Brugada), a disturbi elettrolitici, a cardiopatie strutturali (cardiomiopatia ipertrofica, cardiomiopatia ischemica, cardiomiopatia dilatativa).

ECG dinamico: La registrazione elettrocardiografica delle 24/48 ore risulta utile per la ricerca di eventuali aritmie (tachicardie-soprattutto ventricolari- sostenute e non, battiti ectopici ventricolari) e per l’eventuale loro correlazione con sintomi quali palpitazioni, vertigini, lipotimie o sincopi. Ad oggi, per la diagnosi delle aritmie, ci si può avvalere di dispositivi impiantabili, i loop recorder, in grado di registrare il ritmo per tempi più lunghi (fino a 3 anni) e di memorizzare eventi automaticamente o in seguito ad attivazione da parte del paziente (sulla base dei suoi sintomi).

ECG da sforzo: Permette di rilevare eventuali aritmie indotte dallo sforzo, ischemia silente (per pazienti con sospetta cardiopatia ischemica) e può essere utile nel predire il rischio di cardiopatie e morte improvvisa (in base alla presenza e al comportamento di extrasistoli ventricolari). Ecocardiogramma: Fornisce un’accurata diagnosi su malattie del miocardio, valvolari o congenite che possono associarsi a morte improvvisa. Fornisce, inoltre una accurata valutazione della morfologia e della funzione di entrambi i ventricoli.

RMN: Come l’ecografia, permette una accurata valutazione della morfologia e della funzione di tutte le camere cardiache nonché la presenza di infiltrati fibro adiposi nello spessore del muscolo cardiaco.

Studio elettrofisiologico: Si tratta di un piccolo intervento che viene praticato attraverso la puntura di una vena della gamba e che prevede l'inserimento di sottili ed atraumatici cateteri che consentono di definire con certezza i meccanismi elettrici di un’aritmia. Nel caso delle aritmie associate a morte improvvisa lo studio elettrofisiologico permette di documentare la capacità di innescare le aritmie, valutare l’effetto di farmaci, valutare la causa di perdita di coscienza in pazienti con sincopi, determinare la possibilità di terapia con defibrillatore impiantabile. In casi selezionati questa metodica risulta avere anche finalità terapeutiche, in quanto permette l’individuazione e l’eliminazione (attraverso “bruciature”) di quei meccanismi elettrici responsabili dell’aritmia.

Come si cura

La cura si fonda sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare (massaggio cardiaco) e sull’utilizzo di un defibrillatore esterno nel caso di un’aritmia ventricolare (fibrillazione atriale, tachicardia ventricolare senza polso) o di farmaci (noradrenalina) in caso di mancanza di battiti cardiaci (asistolia).

Come si previene

La morte cardiaca improvvisa si previene attraverso l’impianto di un defibrillatore (ICD) (dispositivo di piccole dimensioni che viene posto sotto cute, di solito al davanti del muscolo pettorale, e che viene collegato al cuore attraverso degli elettrodi). L’impianto del defibrillatore (ICD) è rivolto a tutti i pazienti affetti dalle patologie a rischio sopra citate e che abbiano già avuto un episodio di morte cardiaca improvvisa resuscitata (prevenzione secondaria). E’ inoltre indicato nei pazienti che, pur non avendo mai avuto un episodio di morte cardiaca improvvisa, presentano le patologie sopra citate associate a caratteristiche che comportano un alto rischio di avere morte cardiaca improvvisa, ad esempio, storia familiare di morte cardiaca improvvisa, varianti genetiche di malattia ad alto rischio, etc., (prevenzione primaria).

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