Lo scompenso cardiaco è una patologia progressiva e le misure terapeutiche sono volte a rallentare la sua progressione, alleviare i sintomi e prevenire la morte improvvisa. Il trattamento dello scompenso cardiaco si avvale di farmaci e della terapia elettrica.
I farmaci
I farmaci rappresentano la prima “arma” da utilizzare per rallentare la progressione della malattia cardiaca e per alleviare i sintomi. I farmaci più impiegati sono gli ACE-Inibitori, i Sartani, i Beta-Bloccanti, ed i Diuretici. In una buona percentuale di pazienti, la sola terapia farmacologica è in grado di garantire una buona qualità di vita e la stabilizzazione della malattia. Spesso, però, i farmaci da soli non sono efficaci nel prevenire completamente le gravi conseguenze dello scompenso come la morte improvvisa.
La terapia elettrica: il Defibrillatore
Quando la frazione di eiezione è inferiore al 40% il paziente è esposto al rischio di morte improvvisa. Oggi tale rischio risulta essere praticamente azzerato dall’impianto sottocutaneo di un defibrillatore (apparecchio poco più grande di un pace-maker) il quale è in grado di restituire al cuore il ritmo normale in caso di arresto cardiaco. L’intervento di impianto del defibrillatore è molto semplice, dura circa 1-2 ore ed è eseguito solitamente in anestesia locale. Consiste in un piccolo taglio di circa 4 centimetri in sede pettorale e nella creazione in un alloggiamento sotto la cute nel quale viene inserito il dispositivo. Il defibrillatore viene collegato al cuore mediante sottili fili, chiamati elettrocateteri, che vengono inseriti attraverso le vene. Le complicanze del defibrillatore sono poche e, di solito, facilmente risolvibili. Il defibrillatore è come un guardiano che controlla continuamente il battito cardiaco e, in caso di aritmie pericolose per la vita del paziente, interviene automaticamente attraverso una scarica elettrica che fa “ripartire” il cuore.
Nonostante le attuali linee guida considerino la terapia elettrica con defibrillatore il trattamento più efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco severo (frazione di eiezione inferiore a 35-40%) attualmente, a causa di una incompleta informazione, meno della metà dei pazienti che si potrebbero giovare del defibrillatore viene indirizzata all’impianto.
La terapia elettrica: la Resincronizzazione (CRT)
Il cuore di un paziente affetto da scompenso cardiaco in molti casi (complesso QRS slargato, blocco di branca sinistro) non si contrae in maniera regolare e spesso la parte destra si contrae prima di quella sinistra, provocando un grave squilibrio (asincronia) con ulteriore riduzione della funzione cardiaca ed aggravamento sia dei sintomi che della prognosi.
Oggi è possibile intervenire e correggere questa grave alterazione, mediante l’impianto di un particolare tipo di defibrillatore chiamato “biventricolare”. Rispetto al defibrillatore tradizionale è necessario aggiungere un terzo elettrocatetere che deve essere posizionato sulla parte sinistra del cuore per ripristinare la normale “sincronia” cardiaca.
Questo migliora la capacità del cuore di pompare sangue e ossigeno al resto del corpo.
La resincronizzazione, associata a un programma terapeutico completo, ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza in una percentuale di pazienti superiore al 70% e di migliorare la qualità della vita, riducendo i sintomi dello scompenso cardiaco, aumentando la tolleranza allo sforzo e consentendo a molti pazienti affetti da scompenso cardiaco di ricominciare a svolgere le normali attività quotidiane.