22 ottobre 2018
La storia di Carmine: risolvere la fibrillazione atriale con l'ablazione ibrida
Carmine soffriva di fibrillazione atriale permanente da 4 anni. Non riusciva più a vivere una vita normale. Per due volte sottoposto a cardioversione, la fibrillazione continuava a tornare. Il dottor Giuseppe De Martino, aritmologo e direttore del gruppo Servisan, gli ha proposto di intervenire con un'innovativa tecnica: l'ablazione ibrida, indicata soprattutto nei casi persistenti di fibrillazione atriale che non si risolvono con altre tecniche. Dopo l’intervento, il cuore è tornato a un ritmo sinusale, cioè normale. E Carmine è tornato a sorridere alla vita.
Da 4 anni Carmine aveva scoperto di soffrire di fibrillazione atriale. Durante una comune visita medica, gli era stata riscontrata una aritmia cardiaca chiamata fibrillazione atriale, oltre ad avere un atrio del cuore ingrandito. Nonostante due cardioversioni, la fibrillazione atriale continuava a ritornare. Carmine non riusciva a svolgere le normali attività quotidiane e soffriva di affanno e debolezza. Dopo essersi rivolto a Servisan, il dottor Giuseppe De Martino - arimtologo e direttore del gruppo - si decide a intervenire con l’ablazione ibrida, una tecnica innovativa, che prevede un taglio sul torace e una puntura sull'inguine, e tempi di recupero brevi. La procedura, molto efficace in caso di fibrillazioni atriali persistenti, si è rivelata risolutiva, ripristinando il normale ritmo sinusale. Dopo 4 anni, Carmine è tornato a sorridere e svolgere le normali attività quotidiane.
Fibrillazione atriale, come si cura?
La fibrillazione atriale è una delle più comuni aritmie e provoca una perdita della capacità degli atri del cuore di portare sangue ai ventricoli, oltre ad alterare la regolarità del battito cardiaco. I trattamenti possibili sono la terapia farmacologica oppure, in caso di fibrillazione atriale resistente, un intervento di ablazione transcatetere tradizionale, che punta a identificare e “bruciare” le zone da cui origina l’aritmia. L’intervento viene effettuato inserendo un cateterino introdotto nella vena femorale e giungendo, sotto sedazione e tramite guida ecografica, dentro il cuore, fino alla zona in cui si trovano le “cellule impazzite” che provocano l’aritmia. Oggi, tuttavia, esiste anche l’ablazione ibrida, una tecnica innovativa e con tempi di recupero brevi, indicata specialmente nei casi di fibrillazione atriale cosiddetta “persistente” e “persistente di lunga durata”.
Fibrillazione atriale, qual è la differenza tra ablazione tradizionale e ablazione ibrida?
L’ablazione ibrida, perfezionata dal dottor Giuseppe De Martino e dalla sua equipe, si è rivelata efficace nella cura delle forme più gravi di fibrillazione atriale. A differenza dell’ablazione transcatetere tradizionale, che viene eseguita dall’inguine ed è in grado di colpire solo le zone interne degli atri, l’ablazione ibrida prevede anche un taglio sul torace di circa 7 cm, a destra dello sterno, attraverso il quale si raggiungono le zone esterne del cuore. «Grazie all’ablazione ibrida - spiega il dottor Giuseppe De Martino, aritmologo e direttore del gruppo Servisan - si può intervenire in modo più completo sulla fibrillazione atriale, con la possibilità di ottenere risultati nettamente superiori alla tecnica tradizionale. Attraverso il perfezionamento di questa tecnica, siamo riusciti a ottenere una percentuale di successo di circa il 96% dei pazienti trattati».