28 agosto 2018
Soffrire di tachicardia parossistica a soli 5 anni, ecco la storia di un piccolo grande paziente
All’età di cinque anni a Gabriele viene diagnosticata una tachicardia improvvisa, causata dalla sindrome di Wolff-Parkison-White. Dopo molti incontri con vari specialisti e un intervento risultato inefficace, i genitori si rivolgono al dottor Giuseppe De Martino. Assieme al gruppo Servisan, lo specialista effettua un nuovo intervento, questa volta risolutivo. Adesso Gabriele può fare tutto come i suoi coetanei: giocare, imparare, vivere.
Gabriele è solo un bambino di cinque anni quando i suoi genitori scoprono che soffre di tachicardia improvvisa. La causa è la sindrome di Wolff-Parkinson-White, una malattia che provoca un’anomala conduzione cardiaca e che colpisce soprattutto i maschi in giovane età. I genitori di Gabriele consultano diversi cardiologi e aritmologi, ma nessuno indica una soluzione al problema. Sconfortati, ma non arresi, si rivolgono al dottor Giuseppe De Martino, aritmologo e direttore del gruppo Servisan, che diagnostica una tachicardia parossistica sopraventricolare. Lo specialista consiglia di non sottovalutare il problema e di rivolgersi a uno struttura nel Lazio specializzata nella cura dei bambini. Nonostante un intervento di quasi 5 ore, il problema di Gabriele non è ancora risolto. Ai genitori viene detto che è necessario un nuovo intervento, in una diversa struttura e con diverse attrezzature. Gabriele però è debilitato e non vuole sottoporsi a una nuova operazione. I genitori decidono così di aspettare, ma intanto il bambino continua a stare male. Successivamente, si scopre che Gabriele soffre anche di diabete di tipo 1, celiachia e ipotiroidismo. Il dottor De Martino decide, nonostante le complicazioni, di operare personalmente il bambino. Dopo un intervento di ablazione durato meno di due ore, Gabriele e i suoi genitori sono tornati a sorridere e a vivere normalmente.
Tachicardia parossistica sopraventricolare, quali sono i sintomi?
La tachicardia parossistica sopraventricolare è una delle aritmie più comuni e può insorgere durante l’infanzia o l’adolescenza. Le cause possono essere di diversa natura: quella più comune è lo stabilirsi, all’interno del cuore, di un “corto circuito” dovuto alla presenza di vie di conduzione anomale dell’impulso elettrico. Il sintomo più comune è il cardiopalmo, cioè una sensazione di “batticuore”, che spesso inizia in maniera brusca e dura alcuni minuti. Nella maggior parte dei casi questi episodi si interrompono spontaneamente. Quando invece tendono a durare di più può essere necessario ricorrere all’infusione endovenosa di farmaci che bloccano l’aritmia. Esistono anche sintomi più rari per la tachicardia parossistica sopraventricolare come la perdita di coscienza (sincope), il capogiro, il dolore al petto, l’affanno e l’astenia.
Come curare la tachicardia parossistica sopraventricolare
Per il trattamento della tachicardia parossistica sopraventricolare ci si può avvalere di terapie farmacologiche che prevedono l’utilizzo di calcio-antagonisti, beta-bloccanti e di farmaci antiaritmici di classe I. Tuttavia, in questo tipo di aritmie l’efficacia dei farmaci non supera il 50%. Inoltre, la terapia andrebbe assunta a vita e spesso perde di efficacia con il tempo. Per tale motivo, gli esperti e le linee guida internazionali preferiscono trattare la tachicardia parossistica sopraventricolare con l’ablazione transcatetere. Si tratta di una procedura a basso rischio ed elevata efficacia che permette di trattare in maniera definitiva le più comuni forme di tachicardia parossistica sopraventricolare. Nei pazienti affetti da queste aritmie è possibile inserire all’interno del cuore delle sonde molto sottili che consentono di localizzare e “bruciare” il filo o le cellule responsabili dell’aritmia ed eliminarle per sempre. Nella maggior parte dei casi dopo l’ablazione si può tornare da subito ad una vita normale e non è più necessario sottoporsi a visite di controllo o esami diagnostici.